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giovedì 28 agosto 2014

Sparé VNIVERSITA’ de le Isole Sparse Menago

Sparé VNIVERSITA’ de le Isole Sparse Menago  è storicamente la “cuna” del mobile d'arte, sinonimo di primogenitura  nobile, autentica, originale, unica,araldica, blasonata.
Solo qui nasce e vive l’arte della ri-produzioni di mobili classici dai canoni originari, solo qui è nata l’arte del creare  mobili d’arte appunto. E’ Giuseppe Merlin  (1881-1964) genio-artista nato e vissuto a Sparè, che da vita a tutta questa  epopea che continua da un secolo.  “El Marangon” diventa Maestro - Artista – Industriale – genio: Giuseppe Merlin,(detto Bepo Marco, per le frequentazioni Veneziane) , nato e vissuto dal  1881 al 1964 a Sparé Isole Sparse Menago. Valente inventore di una rinovellata tradizione erede anche dell’arte splendida che si ammira anche nelle tarsie in S. Anastasia a Verona. Giuseppe Merlin fino, ai primi anni venti, fu uno stimato marangon riparatore anche  di carri-barche mobili e di tutto ciò che era legno. Ha fatto  nascere la prima "bottega" artigiana, prima per il restauro, poi per la riproduzione e costruzione del mobile d’arte. Meritò con il tempo, grazie a questa brillante iniziativa, il novero indiscusso di “Prima e unica Bottega Caposcuola di Mobili d’Arte” che via via si trasformò nella prima  industria di artigianato. Giuseppe Merlin “Bepo Marco” aveva molti doni di natura , oltre alla sua grande generosità, intuito, coraggio, lungimiranza, tenacia, un dono che solo pochi artisti possono vantarsi di possedere.
I mobili che uscivano dalle sue mani con restauri d'antologia ,la forma e le linee semplici erano come l'animo del loro creatore, cariche di una intensa armonia e raffinata eleganza. Ma faceva molto più che un restauro , ricostruiva con amore e dedizione le parti più deteriorate “sostituendo” il legno deteriorato delle assi interne e nascoste dei mobili con legno sano. Ridava così alle opere nuova vita e i mobili appena usciti dalle sue mani erano preziosi come quelli degli artigiani dei secoli XVI – XVII -XVIII.
La Bottega aveva l’occasione di restaurare i mobili di qualche prestigioso cliente così se ne faceva una copia eseguendo tutte le stesse lavorazioni di cui il legno in primis aveva bisogno per far nascere un nuovo un esemplare a volte identico a volte con piccole o grandi variazioni.


In parallelo  si intensificò 
la ricerca di pezzi di antiquariato originale in ogni dove per acquistarli, rimetterli in efficienza, ricopiarli  poi rimetterli  in vendita.
Un modello rimaneva per sempre nella bottega per le successive  riproduzioni in legni accuratamente scelti.
A mano a mano che la Bottega si ingrandiva e venivano chiamati a lavorare decine di bocia e apprendisti che imparavano dopo lunghi anni a diventare falegnami.
 Giuseppe Merlin si affranca dall’economia di base  e da artigiano diventa un  ricco borghese-industriale-industrioso, frequentatore delle case patrizie veneziane,facendosi strada in lui l'intima esigenza di dar vita a qualcosa di che completasse tutta la sua inventiva e capacità ovvero: riprodurre tutti i mobili d'arte di tutti gli stili italiani.
Apprese  le tecniche artigiane-artistiche dai maestri artisti d'arte che venivano anche dall'accademia di Brera, o dalla Cignaroli di Verona. Andò ad imparare la laccatura a Firenze e a Venezia. Mandò anche i suoiallievi - falegnami a Venezia, presso le famiglie patrizie e presso le botteghe specializzate.
Frequentò tutte le botteghe di Verona che potevano insegnargli qualcosa: imparò il mestiere di tappezzierepresso Lonardelli, la doratura dalle botteghe di Santa Anastasia, l'intaglio presso la bottega del Falceri.
Merlin Giuseppe insegnava ai suoi allievi sempre a partire dagli originali che aveva a disposizione per riprodurli fedelmente. Quando non li poteva avere mandava uno dei suoi allievi “in missione” anche fino a Venezia ad esempio per ricopiare un bureau originale.
Paolo De Paoli (Sparè 1920_2003), Maestro d'arte che imparò alla sua scuola, narrava che un giorno toccò proprio a lui andare a Venezia a ritrarre da una nobile famiglia patrizia un troumeau come quello che adesso si trova ricostruito da lui nella sua casa bottega museo. “Andò con la sua bicicletta in una giornata. Fu una giornata memorabile. Dall'alba al tramonto,pasto pagato.Ma l'indomani Giuseppe Merlin aveva in mano il bozzetto per preparare il nuovo modello, e così fu.” In premio un aquilotto d’argento. Paolo era coetaneo del figlio di Giuseppe, Remo e con lui si dilettava ad andare al cinema , vedere i film Statuniotensi e  cogliere i segreti dell’arredamento e cossre i bottega  ed insieme  , dopo la serata al cinema in bottega ad imbastire e preparare il modello che più aveva  suggestionato la loro creatività, inventiva e voglia di proporlo al pubblico.
Giuseppe Merlin non cercò di nascondere e tenere segrete le tecniche di lavorazione ma incentivò l'apprendimento di tutti coloro che volevano imparare un mestiere.
La Scuola  del Mobile d'Arte di Giuseppe Merlin
fu un’
idea che animò Giuseppe Merlin confermatasi  giusta e piena di successi. Era in lui l’animo di diffondere e promuovere la creazione di una scuola per artigiani che fosse garante e depositaria di quell'arte che aveva caratterizzato il suo DNA  e che dopo le ricerche iniziali e la sua affermazione, voleva  promuovere  per dare benessere anche agli altri artigiani delle Isole Sparse del Menago.
L'economia dell’VNIVERSITA’ delle Isole Sparse del Menago Veronese dalla caduta della Repubblica Veneta fu spogliata e da barattieri commercianti si dovvette vivere di agricoltura soprattutto. La modifica  trasformava l’acqua in terra, trasformazione che in veneto fu la morte di una cultura. La modifica espropriava dei beni di tutti dandoli in mano a a pochi. Il “Sette Mari” , la grande endolaguna, con sette bocche, l’endolaguna da Aquileia a Ravenna, Mantova  veniva trasformata    in  terre e grandi latifondi dove la gente era espropriata della sua natura dovendo così combattere contro la riduzione in povertà  e dove i latifondisti desideravano reclutare in massa come forza lavoro le persone espulse dalle isole.
Fu con questo spirito  che nella Bottega - egli istituì un’apposita scuola per insegnare ai giovani l’arte del restauro e della produzione di mobili d’arte. Attorno al 1935, Giuseppe Merlin si avvalse degli allievi  che aprirono altre bottega attorno alla “Bottega madre”  fornendo  mobili grezzi o singoli pezzi. Si allargò così la produzione, di conferimento alla Bottega Caposquola. Il commercio esplodeva e Giuseppe Merlin diventa Industriale. Si  realizza così, grazie al concorso di numerose botteghe, specializzate in determinate fasi, cominciarono ad operare per conto del maestro. Nel 1939  Giuseppe Merlin Presenta la sua  produzione alla Mostra internazionale di New York e tiene testa ai mobili della Brianza facendo diventare le Isole del Menago, intorno a Sparè leader del settore al primo posto nel settore per fatturato  in italia.
Il primo e preferito stile del quale il pubblico si innamora e non sa rinunciare è lo "stile Veneziano", queste riproduzioni sono rinvenibili già dalla fine della Prima Guerra Mondiale, attingendo dalle tecniche e dai materiali del passato; questa produzione prese a modello i mobili delle presenti specialmente nelle dimore di famiglie Veneziane del 1700, in quanto quello più vicino dal punto di vista culturale e rappresentativo del Veneto.
Lo sviluppo straordinario delle Bottega – industria Capèoscuola con le numerose Botteghe artigiane satelliti, costituiscono il risultato di questo spirito intraprendente che inventò e diede il  Mobile d’arte de Sparé al mondo intero esportando in URSS-Russia e Stati Uniti. Le Isole Sparse Menago collegate all’Isola Venera, all’Isola San Pierin , all’Isola Vila Fontana, Isola Menà, Isola Bionde designà, Isola Borgo, Isolella, Isola San Zen, Isola Ronchiel, Isola Bosco, diedero un impulso infinito a questa produzione e risposta ad una domanda che si allargò ulteriormente dopo la seconda guerra mondiale, dando vita al famoso “bum economico”.
Fino al 27 luglio  1964 Giuseppe Merlin tenne il timone  con i figli Maestri d’arte Remo e Vasco. Si affacciavano i parvenue  che    commercializzavano qualsiasi cosa buona e cattiva e questa promozione valse a Cerea la dizione di Città del falso. La commercializzazione, negli anni Settanta da una parte si specializzò per veri intenditori, dall’altra divenne industria di massa “ qualcuno le chiamava “cassette”. Solo poche botteghe conservano l’Arte  fatta di sagome e i remenati  di cura di pezzi pregiati unici e irripetibili. Tanti tentarono di copiare o assomigliare o millantare lo stesso cognome della Ditta Caposcuola e dei Veri Maestri , nessuno vi riuscì. Scomparso il Maestro cominciò a Cerea  la fase di declino della qualità a favore della quantità che vide una grande espansione dei mobili detti spregiativamente “Cerea”. Vi aumento di gente che si tuffò nel busines che favorì la crescita  della produzione e il calo della qualità.
La produzione in serie del mobile non assomigliava più a quella che usciva dalle mani di sapienti maestri Marangoni, intaidori, lucidatori, impaidori, tappezzieri, tarsia tori, doratori, laccatori,  ma prodotti figli di una sfrenata industrializzazione che perse, salvo rare ed encomiabili eccezione, il carattere primigenio dell’Arte e dell’amore per essa a favore dei processi produttivi, della standardizzazione dei prodotti e l’estensione in serie della gamma produttiva offerta.
Poche sono rimaste le Botteghe che producono il mobile d’arte. Sono Botteghe artigianali  a conduzione familiare , mentre l’Industria accontenta i numerosi grandi artigiani di mobili. Il Mobile d’arte e in stile, è patrimonio di piccoli artigiani che lavorano per una ristretta  nicchia di mercato di eccellenza. Le altre ditte, piccole imprese industriali e altre più grandi, aziende commerciali è difficile trovare l’arte del mobile d’arte. Qualche commerciante riesce ad avere pezzi prodotti artigianalmente. Questi rari commercianti  acquistano spesso al grezzo poi danno a terzi le attività specialistiche e le fasi di lucidatura dei pezzi stessi fino alla finitura, mentre eseguono all’interno operazioni di imballaggio e spedizione.
Il mercato estero è importante a fianco di quello locale , ruolo più rilevante per le imprese delle Isole Sparse del Menago che riescono ad esportare nei mercati in crescita della  Germania, USA, Francia, Regno Unito, Svizzera, Giappone, Russia e, negli ultimi anni, il Sud Est asiatico e i paesi dell’Est europeo.
La produzione è costituita da due segmenti principali e contraddistinti:
1)    la produzione di mobili interamente fatti a mano artigianalmente fedeli in tutte le tecniche antiche e si rivolge a un mercato di eccellenza molto ristretto grazie soprattutto all’alto valore del prodotto stesso, caratterizzato dalla totale  componente artigianale e produzione spesso monotipo – prototipo – che solo pochi allievi della ditta caposcuola posseggono , capacità artgianale di produzione artistica elemento immateriale che può essere identificato con un ambito culturale di eccellenza, ossia quello perfettamente testimoniato dalle numerose ville Scaligere e Venete
2)      la maggior parte delle imprese medio grandi  invece produce mobili per la fascia di mercato media e in alcuni casi bassa, perché realizzando prodotti  in serie si avvantaggia la  competitività a svantaggio della qualità.  
La vera Bottega d’arte  Caposquola è  la Merlin's Organization – erede di Giuseppe Merlin – (Bepo Marco 1881_ 1964) guidata dall’Arch.  Giuseppe Melin e dalla Dott. ssa Elena Merlin che custudisce la tradizione per l’ architettura d'interni l’ antiquariato il  mobili d'arte e classico e si trova ancora nella sede originale  in ASPARETTO Via Belle Arti, 2/4 - 37050 (VR) prima grande Bottega d’ arte dove sicollezionano mobili d'epoca e d'antiquariato. Si trovano

credenze, armadi, comodini, cassettoni, troumeaux,
salotti, tavoli, sedie, poltrone, pietre, marmi, statue,
specchiere, orologi, lampade, icone e dipinti di vera eccellenza
. Dal grande bosco  di noci e legni duri , che servivano per costruire le imbarcazioni veneziane, la bottega d’arte Giuseppe Merlin di Asparetto  da oltre un secolo coltiva in seno alla famiglia e si tramanda di padre in figlio l'arte, l'abilità e il gusto dei vecchi “remesseri veneziani.” Attenti alle omonimie- anonimie.

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